L'acronimo è quasi identico, ma si tratta di due parametri completamente differenti anche se rivestono entrambi una grande importanza nella previsione e nella dinamica convettiva.
Il CAP è identificato da uno strato di aria stabile, presente generalmente alle quote medie dell'atmosfera, che ostacola al convezione e quindi lo sviluppo di temporali.
Osservando un Radiosondaggio, il "tetto" del CAP si trova in corrispondenza del punto in cui la TAP si sposta dal lato sinistro a quello destro della curva di stato.
Nell'immagine sottostante il tetto del CAP è indicato con una freccia rossa:
Il CAP è spesso legato alle inversioni termiche presenti in atmosfera che anch'esse producono uno sbarramento all'ascesa delle termiche; pur non trattandosi quindi di una vera e propria inversione, il CAP si trova quasi sempre in corrispondenza di esse: non a caso, infatti, sempre dal radiosondaggio qui sopra si può notare come la curva di stato (la linea nera in grassetto più a destra) subisca una deviazione verso destra intorno agli 800 metri di quota - e nel contempo la curva del dew point sempre a partire dalla stessa quota subisce uno spostamento verso sinistra; il tutto sta a significare che da quella quota e fino al "tetto" del CAP è presente uno strato che impedisce la convezione nonostante ci sia la presenza di un forte CAPE (1300 j/kg).
Il terzo protagonista che si intreccia al CAP e all'inversione è il CIN (Convective Inhibition) che rappresenta l'energia disponibile a impedire l'innesco di moti convettivi. Esso è individuato al radiosondaggio da quell'area di colore rosso; il CIN assume valori negativi e in tale area la particella d'aria, essendo più fredda dell'ambiente circostante, tende a ricadere su se stessa mantenendo quindi l'atmosfera stabile come nelle più classiche situazioni da inversione termica. Più il CIN è negativo, più il CAP è forte.
Ma c'è un MA. La presenza di uno sbarramento alla convezione - che come abbiamo visto è identificato da questo connubio di tre fattori - non sta a significare che non ci sarà lo sviluppo di temporali nelle ore successive.
Il CAP fa come da "coperchio" all'energia potenziale presente in atmosfera: spesso e volentieri può rimanere ancorato nella sua posizione per tutta la giornata compromettendo ogni possibilità di convezione, ma può capitare che questo tappo salti via (e questo può succedere per l'ingresso di aria fredda in quota, o di un fronte al suolo...insomma per l'ingresso in scena di qualsiasi elemento che instabilizzi la colonna d'aria) dando il via ad una convezione esplosiva e imponente dato che in poche ore tutta l'energia ancorata in basso si "sfogherebbe" sottoforma di correnti ascensionali poderose con tutte le conseguenze del caso.
Insomma...il CAP da gioie e dolori ai cacciatori di temporali perchè è molto difficile capire se e quando potrà essere smantellato a favore della formazione di celle temporalesche.
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venerdì 28 marzo 2008
Il CAPE l'abbiamo visto, ora scopriamo cos'è il CAP.
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