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domenica 19 aprile 2009

I temporali del 16-17 Aprile

Come era lecito attendersi, tra Giovedì e Venerdì scorso si sono avuti i primi veri fenomeni temporaleschi della stagione. Dapprima Giovedì, quando una discreta attività temporalesca ha interessato il N/W italiano, e poi Venerdì, quando altre celle si sono sviluppate tra Piemonte e Lombardia…

 

Vediamo prima Giovedì.

Le mappe facevano intendere che nel pomeriggio-sera l’ingresso del fronte freddo da Ovest potesse creare i presupposti per alcuni temporali tra Piemonte e Lombardia.

Ecco la mappa delle Theta-E a 850hPa:

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Si nota proprio la presenza di un’area con maggiore energia proprio in Piemonte, in seno alle correnti sud-occidentali presenti a quella quota.

 

Vediamo la situazione dei venti al suolo alla stessa ora:

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La linea tratteggiata che ho inserito sta ad indicare l’area di convergenza ben visibile sulla mappa, convergenza dettata dall’ingresso di venti più secchi da N/W su aree interessate precedentemente da venti meridionali figli del richiamo umido presente davanti al fronte freddo.

Se consideriamo che l’evoluzione generale vedeva anche l’ingresso di una certa vorticità a tutte le quote unita ad un calo deciso della temperatura a 500hPa…l’ipotesi “temporale” era pressochè sicura. Ed infatti si vanno a sviluppare alcune celle temporalesche proprio in corrispondenza dell’area appena vista.

Dall’immagine seguente si nota come i temporali seguano perfettamente la linea di convergenza al suolo, la quale ha fatto da “trigger” insieme ad altri fattori:

 

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Di seguito posto un’animazione radar che ho modificato inserendo alcuni dettagli in modo da rendere più semplice la sua interpretazione:

Innanzitutto si nota la formazione di una discreta squall-line che va ad assumere un movimento S/W-N/E dettato dalla level guide a 500hPa. La parte più settentrionale di questa squall-line risulta molto interessante in quanto assume una struttura molto didattica che ci permette di osservare, contemporaneamente, 3 fattori:

1) mini-fronte caldo

2) mini-fronte freddo

3) Rear Inflow Notch

I primi due sono semplicemente il frutto dello scontro, visto poco fa, dei venti di natura differente – caldi e umidi davanti e freddi e secchi posteriormente.

Il terzo rappresenta un particolare eco radar che si sviluppa di frequente in presenza di squall-line: deriva dall’intrusione di aria più fredda e secca la quale va ad “arcuare” la linea di groppo, che successivamente assume per qualche decina di minuti i tipici caratteri di “Bow Echo” (anch’esso indicato sull’animazione del radar).

L’ingresso di aria più secca posteriormente alla squall-line è identificabile non solo dal radar stesso, ma anche dalle mappe:

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Essa l’ho indicata con una freccia nera; si nota poi la perfetta sovrapposizione, anche a livello igrometrico, della struttura “fronte caldo-fronte freddo” vista poco fa.

 

Passiamo ora ad osservare l’evoluzione del giorno seguente, dato che ha mostrato sfaccettature interessanti.

Tra il tardo pomeriggio e la serata si sono sviluppate alcune celle temporalesche tra milanese, bergamasco e novarese…

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Tali celle, oltre ad assumere connotati decisamente oltre le attese (soprattutto per quanto riguarda la grandine) hanno assunto un movimento particolare che ha dettato alcuni “sospetti”: data la presenza di correnti occidentali alle medie quote ci si attendeva un movimento corrispondente anche di tutto il sistema temporalesco, il quale invece si è mosso da S/E verso N/W.

Supercella? Mesociclone? Niente di tutto ciò…vediamo perchè.

Dunque, le correnti in quota erano si occidentali, ma di debolissima intensità:

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Ogniqualvolta si verifica una condizione del genere in presenza di convezione, le celle temporalesche tendono a muoversi secondo le “regole” dei bassi livelli della colonna atmosferica, vengono perciò guidate dai venti al suolo o degli strati poco superiori ad esso (indicativamente fino ai 1500metri).

Non ci resta, quindi, che osservare il setup alle medie-basse quote.

A 850hPa notiamo l’ingresso di una linea secca da Sud, la quale ha avuto due ruoli:

1) incrementare il CAPE sulla media pianura, area nella quale si sono sviluppate le celle

2) “trascinare” verso Nord i temporali, in quanto l’azione dei venti a questa quota e più in basso ha sopraffatto l’azione dei venti alle alte quote

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Ecco la situazione al suolo, che vede anche qui l’ingresso di venti meridionali:

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Ecco quindi svelato il motivo per il quale le celle, pur avendo le incudini orientate verso E/NE (in accordo con la direzione dei venti a 500hPa) si siano mosse verso N/W: questa volta la level guide effettiva non era a 500hPa ma ben più in basso, intorno ai 1000 metri di quota.


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